Iraq - 21.3.2007
La fiction e la realtà
Bova rivitalizza il mito 'italiani brava gente', ma due lagunari sono accusati dell'omicidio di una donna a Nassirya
In questi giorni torna ad aggirarsi per l'Italia lo spettro di Nassirya, la cittadina dell'Iraq meridionale che, dal giugno 2003 al dicembre 2006, ha ospitato il contingente italiano che ha preso parte alla sciagurata missione in Mesopotamia.
La fiction e la realtà. Accade per due motivi opposti, che finiscono per rendere con chiarezza la contradditorietà dell'avventura italiana in Iraq: da un lato la fiction 'Nassirya, per non dimenticare', trasmessa da Canale 5, e dall'altra la richiesta d'imputazione, da parte del gip di Roma, per due militari del Battaglione San Marco, accusati di aver sparato su un'ambulanza che trasportava civili a Nassirya. Due fatti che raccontano, in modo diametralmente opposto, la missione 'Antica Babilonia'. Da un lato l'esaltazione del mito degli 'italiani brava gente', che partecipano alle missioni di pace per salvare le popolazioni civili dei teatri di guerra, dall'altro lato il volto oscuro della missione in Iraq, la violenza e lo scontro armato, che denudano l'equivoco di fondo: quella in Iraq non è stata una missione di pace.
Lo scorso 7 marzo, il Gip di Roma ha chiesto l’imputazione di due lagunari, il caporalmaggiore Raffaele Allocca e il maresciallo ordinario Fabio Stival, per avere sparato contro un’ambulanza con a bordo dei civili a Nassiriya. L'episodio era stato reso noto quasi subito, ma era poi scomparso dalle cronache giornalistiche italiane e forse non sarebbe stato neanche denunciato se, per puro caso, con le truppe italiane quel giorno non ci fosse stato un giornalista straniero, lo statunitense Micah Garen. L'episodio si riferisce alla cosiddetta battaglia dei ponti, quando nell'agosto 2004 i miliziani fedeli all'ayatollah Moqtada al-Sadr occuparono i ponti che collegano le due sponde del fiume Eufrate.
Una brutta storia. La notte tra il 5 e il 6 agosto, secondo la versione ufficiale fornita dall'esercito italiano, i militari del San Marco hanno aperto il fuoco su una sospetta autobomba che avanzava a tutta velocità verso la loro postazione e l'hanno distrutta. La notizia sarebbe potuta restare tale, vista l'impossibilità progressiva per i cronisti di raccontare la guerra in Iraq, se proprio in quei giorni la base del contingente italiano a Nassirya non avesse ospitato Garen che, con un filmato, rende pubblica l'intervista a un autista di ambulanze iracheno che denuncia come i militari italiani abbiano aperto il fuoco su un'ambulanza che trasportava una donna incinta e alcuni parenti, uccidendo alcune persone. Nei giorni successivi, sia il Tg3 che il Tg2 riprendono le dichiarazioni di Garen, ma poi la vicenda scompare dalle cronache italiane, anche perché i due soldati si sono sempre dichiarati innocenti, sostenendo di aver aperto il fuoco contro un furgoncino sospetto. Soltanto l'Unità ha ripreso la notizia, avvalorata da fonti ospedaliere di Nassiriya, che confermavano il fuoco contro un'ambulanza con sette persone a bordo. I vertici militari italiani hanno opposto un silenzio gelido alle richieste dei pochi giornalisti che si sono occupati del caso, e lo stesso atteggiamento ha assunto il governo Berlusconi durante una seduta del 27 agosto del 2004 delle Commissioni Esteri e Difesa rispetto a un'interrogazione in merito alla vicenda dei deputati Paolo Cento ed Elettra Deiana, rispettivamente dei Verdi e di Rifondazione Comunista. Ma il Gip di Roma non ha creduto a Stival e Allocca, imputandoli per 'uso aggravato delle armi contro ambulanze'. Una brutta storia, paradigma di tutti gli equivoci di Nassirya, nati dalla decisione politica di spacciare per missione di pace un'invasione militare.
Christian Elia
peacereporter.net
forse studiare un pò di più sarebbe meglio