Nassiryia,parte la serie su Canale5

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stefan2
00lunedì 12 marzo 2007 17:57
Nassiryia,parte la serie su Canale5
Bova è il maresciallo Carboni
Un gruppo di carabinieri viene mandato a Nassiriya per svolgere un’azione di peacekeeping nell’ambito della missione Antica Babilonia. Il leader del gruppo, il maresciallo Stefano Carboni (Raoul Bova), è un uomo di grande esperienza in missioni all’estero ma con un grande lutto alle spalle, la morte di un figlio. Parte da qui la miniserie di Canale5 Nassiryia, in onda il 12 e 13 marzo in prima serata.


Carboni opera con la sua squadra per rimettere in sesto la caserma Maestrale, organizzare l’addestramento della polizia locale e presidiare al regolare svolgimento delle prime elezioni democratiche della Provincia. Nella sua squadra ci sono: il veterano Spinozzi (Andrea Tidona), la giovane recluta Costa (Libero Di Rienzo), lo scanzonato Traversa (Lele Vannoli) e l’esperto di archeologia dell’arma, Giulio Marini (Santo Bellina). Claudia Pandolfi recita nella parte della dottoressa Berti.

Arrivati sul luogo i carabinieri si accorgono che la situazione è peggiore di quanto immaginassero. La popolazione, privata di un adeguato sistema idrico, vive sotto il perenne ricatto dello Sceicco locale che vende acqua al mercato nero e nell’ombra tira le fila della politica cittadina.

"La guerra è una materia delicata per un regista. Tutto è amplificato: i suoni, i colori, le emozioni, anche quelle più elementari. Le mette a nudo, scoprendo i nervi sotto la carne dei protagonisti. La guerra già di per sé è un teatro. Ma in questo caso - racconta il regista Michele Soavi - il racconto era ulteriormente complicato. Perché, quella di Nassiryia, è stata una missione assediata da un conflitto. E gli uomini che hanno ricevuto il compito di svolgerla erano paralizzati nell’assurdo ossimoro del “soldato di pace”. I film come questo hanno la responsabilità di portare la “storia” nel futuro. Perciò ho affrontato il racconto con la consapevolezza che fra dieci, vent’anni, quando qualcuno vorrà conoscere la vicenda della missione italiana “Antica Babilonia” in Iraq, probabilmente guarderà queste immagini".

lucrezia1
00giovedì 15 marzo 2007 18:38
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farfi.m
00venerdì 16 marzo 2007 11:55
farfi.m
00venerdì 16 marzo 2007 11:58
ops scusate....mi è scappato il ditino su invio prima! :-)
Allora?come state tutti quanti? Ovviamente ho visto la fiction, belliossima e fatta molto bene!Anche se purtroppo avrei preferito ke nn fosse mai esistita e che quei poveri ragazzi fossero felici con le loro famiglie ora!L'ho vista con il mio leone al quale sono rimasta appiccicata x tutta la durata del film!ora vi saluto!un bacione a tutti e un saluto ai ragazzi impegnati all'estero e alle loro famiglie!ciao! [SM=g27838]
stefan2
00mercoledì 21 marzo 2007 10:30
Iraq - 21.3.2007
La fiction e la realtà
Bova rivitalizza il mito 'italiani brava gente', ma due lagunari sono accusati dell'omicidio di una donna a Nassirya



In questi giorni torna ad aggirarsi per l'Italia lo spettro di Nassirya, la cittadina dell'Iraq meridionale che, dal giugno 2003 al dicembre 2006, ha ospitato il contingente italiano che ha preso parte alla sciagurata missione in Mesopotamia.

La fiction e la realtà. Accade per due motivi opposti, che finiscono per rendere con chiarezza la contradditorietà dell'avventura italiana in Iraq: da un lato la fiction 'Nassirya, per non dimenticare', trasmessa da Canale 5, e dall'altra la richiesta d'imputazione, da parte del gip di Roma, per due militari del Battaglione San Marco, accusati di aver sparato su un'ambulanza che trasportava civili a Nassirya. Due fatti che raccontano, in modo diametralmente opposto, la missione 'Antica Babilonia'. Da un lato l'esaltazione del mito degli 'italiani brava gente', che partecipano alle missioni di pace per salvare le popolazioni civili dei teatri di guerra, dall'altro lato il volto oscuro della missione in Iraq, la violenza e lo scontro armato, che denudano l'equivoco di fondo: quella in Iraq non è stata una missione di pace.
Lo scorso 7 marzo, il Gip di Roma ha chiesto l’imputazione di due lagunari, il caporalmaggiore Raffaele Allocca e il maresciallo ordinario Fabio Stival, per avere sparato contro un’ambulanza con a bordo dei civili a Nassiriya. L'episodio era stato reso noto quasi subito, ma era poi scomparso dalle cronache giornalistiche italiane e forse non sarebbe stato neanche denunciato se, per puro caso, con le truppe italiane quel giorno non ci fosse stato un giornalista straniero, lo statunitense Micah Garen. L'episodio si riferisce alla cosiddetta battaglia dei ponti, quando nell'agosto 2004 i miliziani fedeli all'ayatollah Moqtada al-Sadr occuparono i ponti che collegano le due sponde del fiume Eufrate.

Una brutta storia. La notte tra il 5 e il 6 agosto, secondo la versione ufficiale fornita dall'esercito italiano, i militari del San Marco hanno aperto il fuoco su una sospetta autobomba che avanzava a tutta velocità verso la loro postazione e l'hanno distrutta. La notizia sarebbe potuta restare tale, vista l'impossibilità progressiva per i cronisti di raccontare la guerra in Iraq, se proprio in quei giorni la base del contingente italiano a Nassirya non avesse ospitato Garen che, con un filmato, rende pubblica l'intervista a un autista di ambulanze iracheno che denuncia come i militari italiani abbiano aperto il fuoco su un'ambulanza che trasportava una donna incinta e alcuni parenti, uccidendo alcune persone. Nei giorni successivi, sia il Tg3 che il Tg2 riprendono le dichiarazioni di Garen, ma poi la vicenda scompare dalle cronache italiane, anche perché i due soldati si sono sempre dichiarati innocenti, sostenendo di aver aperto il fuoco contro un furgoncino sospetto. Soltanto l'Unità ha ripreso la notizia, avvalorata da fonti ospedaliere di Nassiriya, che confermavano il fuoco contro un'ambulanza con sette persone a bordo. I vertici militari italiani hanno opposto un silenzio gelido alle richieste dei pochi giornalisti che si sono occupati del caso, e lo stesso atteggiamento ha assunto il governo Berlusconi durante una seduta del 27 agosto del 2004 delle Commissioni Esteri e Difesa rispetto a un'interrogazione in merito alla vicenda dei deputati Paolo Cento ed Elettra Deiana, rispettivamente dei Verdi e di Rifondazione Comunista. Ma il Gip di Roma non ha creduto a Stival e Allocca, imputandoli per 'uso aggravato delle armi contro ambulanze'. Una brutta storia, paradigma di tutti gli equivoci di Nassirya, nati dalla decisione politica di spacciare per missione di pace un'invasione militare.
Christian Elia

peacereporter.net

forse studiare un pò di più sarebbe meglio [SM=g27812] [SM=g27812]
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