CSI: so what?

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Sashimi
00domenica 19 agosto 2007 01:17
Non avevo mai avuto occasione di vederne "davvero" degli episodi per intero, solo spizzichi e bocconi. Ok, adesso ho visto soprattutto i due spin-off, Miami e NY, ma mi viene da dire: tutto qui?

Elementi ricorrenti:

A) investigatori fighetti e monocordi, rigorosamente in Armani-look
B) anatomo-patologhe che sembrano algide modelle di Dior e affettano cadaveri con le unghie smaltate di rosso e i tacchi da 15 centimetri
C) fotografia patinatissima, laccata e iper dettagliata
D) effetti speciali in CG che mostrano sostanze che entrano in circolo, microorganismi, larve, globuli, molecole, insomma la scienza-in-azione che permettera' di risolvere il caso.

Concediamo che l'elemento D era probabilmente innovativo agli esordi della serie e forse l'hanno copiato tutti da CSI (dovrei approfondire). E sono un patito della bella fotografia, per cui non mi sogno di criticarla, anzi. Ma tutto il resto, dove sarebbe?

Vedo finire ciascun episodio e mi rimane un senso di irritazione... sara' forse anche la recitazione piatta e inespressiva dei protagonisti (David Caruso [SM=x75021] ), accompagnata all'atteggiamento saputello e alla palese, grossolana soddisfazione con cui l'agente di turno in chiusura di episodio diventa moralista e rinfaccia al colpevole la sua pochezza e il fatto che se ne andra' al fresco per un bel pezzo.

Davvero lontani i tempi di Colombo, che era luciferino nel tormentare le vittime sul piano della sfida intellettuale e nervosa, ma non si sarebbe mai permesso di infierire svillaneggiandole o di far loro la predica dopo averle smascherate.

Sash
dudley starks
00domenica 19 agosto 2007 10:35
Sono d’accordo.
Gli spin-off a cui fai riferimento non li ho mai visti ma sono pronto a scommettere che non sono altro che delle sbiadite copie della serie originale (che invece per un certo periodo ho seguito).
Cambiano i protagonisti ma lo schema narrativo rimane quello...dopo aver visto un episodio diventa inutile guardare gli altri.

Di innovativo, in quella che rimane una delle serie più sopravvalutate della storia della TV, non c’è assolutamente nulla.
Tanto per fare un esempio, alcune soluzioni registiche e l’utilizzo di una fotografia patinata sono copiate pari pari dal cinema di Tony Scott.
Juan Galvez
00domenica 19 agosto 2007 11:56
Re:
Il vocabolo che hai trovato, mon Sash ("irritante"), è quanto mai calzante. In realtà anche quel che ho visto del CSI originale non lo distacca abbastanza dai suoi spin-off per conferirgli una qualche originalità nè tanto meno un qualche interesse. CSI è una serie glamour, e in questo sta la radice del suo successo: nell'estetica glamour - e vuota - che oggi tanto acchiappa (per fortuna non acchiappa solo l'estetica glamour, però acchiappa parecchio). Al di là del glamour qui non c'è davvero nulla a livello di polpa: soggetti e sceneggiature torpidi e privi di una minima profondità; attori sempre sopra le righe e fedeli alla consegna di apparire superfighi; personaggi piatti. Non c'è mai vero dramma o vera commedia umana, in CSI: solo una banale rappresentazione ad uso della telecamera. Ed è troppo poco il suo essere al confine tra l'investigazione pura e il telefilm di medicina legale per fornire un qualche elemento di interesse. A suo tempo Quincy fu di ben altro livello, per profondità dei risvolti umani e per la bontà del cast, dove il debordante Jack Klugman fornì una memorabile interpretazione di un personaggio trascinante per umanità, simpatia, verve e capacità recitativa. Ma anche in questi anni, un telefilm assolutamente classico e senza ambizioni particolari, del tutto privo di glamour, quale è Crossing Jordan propone storie nettamente meglio concepite e scritte, e quasi sempre interessanti per l'argomento. Per tacere del cast, che si traduce in personaggi che giocano sottilmente sulla linea tra la simpatia, il bizzarro e il caso umano sfigato, pur conservando una sobrietà che non fa mai scadere neppure per un attimo il tono investigativo della serie.

V.

Carlo Maria
00domenica 19 agosto 2007 13:58
A me CSI invece piace abbastanza. A volerlo paragonare con qualche altra serie mi viene in mente Il dottor House.
Questo per la ripetitività delle tematiche, per il modus operandi. Non deve confondere il fatto che il Doc sia un'anticonformista, agli antipodi della professionalità e disinteressato dal contatto umano coi pazienti: ciò che lo accomuna a Grissom (il leader di tutte le prime stagioni di CSI serie regolare) sta nella materia grigia, nell'elaborazione dei dati in proprio possesso in modo alternativo, fantasioso, mai banale. La morale è: la soluzione è sempre a portata di mano, basta osservare e saper trarre conclusioni.
Pur nella loro schematicità, però, questi due telefilm hanno i miei favori: la recitazione di CSI è imo migliore che nelle serie spin off (ne ho viste 4 serie, due di Miami, solo qualche episodio di NY, dove però c'è Gary Sinise che non è certo un pessimo attore!), la fotografia (in particolare la colorazione) ne scandisce le differenze (tendente al giallo miami, al blu ny). Secondo me siete voi che ricercate in questi prodotti supercelebrati più di quanto essi stessi desiderino fornire.
Sashimi
00domenica 19 agosto 2007 15:31
Carlo Maria, 19/08/2007 13:58:

Secondo me siete voi che ricercate in questi prodotti supercelebrati più di quanto essi stessi desiderino fornire.



Probabilmente e' questo il punto: i termini entusiastici imperanti e i numeri del pubblico (credo sia tuttora la serie tv piu' seguita in USA) inducono ad aspettarsi troppo...

Ed e' vero quel che dici, anche House e' ripetitivo, ma e' sorretto da un cast di una bravura quasi imbarazzante e da personaggi in antitesi con quelli di CSI (sempre riferendomi agli spin-off) quanto a profondita' e sfaccettature. La superiorita', vedi anche discorso di Vinnie sul procedurale misto al medicale e sul precursore Quincy, mi sembra quasi schiacciante.

Vinnie poi parlava di estetica glamour in CSI, io pero' in qualche modo sono portato ad associare a quel termine anche una certa carica di allegria, di sciccosa ostentazione mondana, mentre nel CSI che ho visto finora nessuno ride mai, c'e' pochissima autoironia: prevale invece una seriosa coolness a tutti i costi, vuoi per l'ambientazione e le tematiche, ma ovviamente piu' per precisa scelta. Per cui... beh, il grado estetico che viene dopo il glamour penso sia il fetish [SM=x74926] , come dire un glamour piu' glaciale, oggettivizzato, e meno umano. Non che ci sia nulla di male in se', a patto che non sia solo una copertura di un sostanziale vuoto sottostante.

Il messaggio estetico ed etico della serie mi pare alla fin fine chiaro: siamo agenti, siamo governativi, siamo cool, siamo freddi ed efficienti, abbiamo il superpotere della scienza, vestiamo elegante e siamo superfighi. Mentre voi criminali siete solo patetici portatori di disordine, destinati alla sconfitta. A suo modo affascinante. [SM=x74974]

Per Dudley: tra i precursori dello stile visivo, oltre giustamente a Tony Scott, direi che un posto da padrino spetti ad Adrian Lyne, uno dei veri forgiatori estetici degli ultimi 25 anni.

Sashimi
Juan Galvez
00domenica 19 agosto 2007 16:52
Re:
Accolgo la graduazione del mio glamour in fetish proposta da Sash. E naturalmente accolgo il senso del suo post, spostandolo un po' più in là: il paragone House/Grissom è possibile solo al livello più superficiale; House è infatti un uomo di scienza, analitico e speculativo, e contemporaneamente un umanista, per quanto riottoso ad ammetterlo egli stesso; Grissom è costruito come uno sbirro da manuale. Imbarazzante, poi, come dice Sash, il divario recitativo: non solo Hugh Laurie, ma tutto il cast di House è su un altro pianeta rispetto ai manichini di CSI. Nonché quello dei soggetti.

V.
John Koenig
00mercoledì 29 agosto 2007 01:30
Intanto chiariamo una cosa, di CSI ce n'è uno solo ed è quello ambientato a Las Vegas. Gli altri due sono dei mediocri polizieschi a cui hanno affibiato il marchio per dargli un senso. Il successo di CSI Miami, che è la serie più vista degli Stati Uniti è per me un mistero della fede.

CSI Las Vegas è invece tutta un'altra cosa. E' il punto di approdo di trent'anni di polizieschi televisivi, e c'è spazio per tutto. Anche se la fotografia è ingombrante e i protagonisti sembrano appena usciti da una sfilata di moda, non c'è nulla di forzatamente figo, non c'è ricerca della coolness. Il patinato è solo in superficie, e serve solo ad essere grattato via dalle indagini.
Indagini che hanno il loro punto di forza nell'unire il metodo deduttivo classico alla tecnologia, che non è mai vista come uno strumento magico a cui affidarsi ciecamente, ma come una prolunga dell'uomo. Il modo in cui, a partire da un particolare si ricostruisce il generale è figlio di tutta la letteratura gialla, ma ha a sua volta generato degli epigoni (la procedura medica di Dr. House così come la conosciamo non esisterebbe senza CSI).
CSI sa sfruttare bene il formato della puntata autoconclusiva senza riferimenti alle precedenti e alle successive. Certo, dopo sette anni ormai la serie arranca e gli espedienti per ravvivarla hanno peggiorato la situazione, però le prime stagioni rimangono formidabili. Ma anche nelle ultime ci sono dei piccoli gioiellini: tra le puntate trasmesse a maggio ce n'era una, La freccia di Cupido, strepitoso sia per la rilettura in chiave brillante dell'indagine, sia per l'espediente di seguire l'inchiesta dai diversi punti di vista dei detective. Se vi capita dategli un'occhiata.
Ma soprattutto CSI ha Grissom, che sinceramente è tutt'altro che uno sbirro da manuale (quello è Oratio Cane di Miami, semmai)ma un detective da giallo classico riletto e trasportato nella modernità
Juan Galvez
00mercoledì 29 agosto 2007 09:24
Re:
Grissom ha la mobilità espressiva che ha, narrativamente, un Lestrade ;-)

E' il concetto stesso alla base di CSI a suonare fasullo. Per carità, è OVVIO che OGNI telefilm poliziesco o similare contiene in sé questo elemento fasullo, dal momento che per poter avvincere e interessare non può davvero avvicinarsi alla realtà umana e sociale del lavoro di polizia, che sarebbe spesso deprimente in ogni senso (oppure può farlo, con buona apprrossimazione, una tantum: The Shield); tuttavia, in CSI non ci si limita a contenerlo: lo si è reso la ragion d'essere della narrazione. Non solo: il supereroismo dei CSIini non è mai mitigato da dubbi (dubbi reali, non rappresentati ad arte), ironia (ironia reale, non da spettacolo di Vegas) o umanità (umanità semplice e genuina, non drammaticamente caricaturalizzata).

Che sia un punto terminale di tanti anni di televisione è possibile, ma non è che la televisione in questi anni ci abbia proposto solo cose buone, no? ;-).

Sulla derivazione metodologica di House da CSI, be', perché no? Non esistono cose da buttare in toto. E del resto Claudio Villa è stato allievo di Franco Bignotti ;-).

V.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:41.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com